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Daniel Andler, Il duplice enigma. Intelligenza artificiale e intelligenza umana

Daniel Andler, Il duplice enigma. Intelligenza artificiale e intelligenza umana,Traduzione di Valeria Zini, Torino, Einaudi, 2024

di Marina Mannucci

Nell’introduzione (pp. IX-XVII) a questo volume l’autore Daniel Andler, docente di logica
matematica, filosofia della scienza e scienze cognitive, professore emerito alla Sorbona e
membro dell’Accademia delle scienze politiche e morali, chiarisce cosa significa
l’espressione “intelligenza artificiale” affrontando il problema del doppio significato del
termine:

  • un oggetto che si cerca di creare, un sistema dotato di una certa proprietà;
  • la disciplina incaricata di caratterizzare e di costruire, tale oggetto.
    Per parlare della disciplina e dell’istituzione che la ospita, in una parola, del progetto,
    l’autore sceglie di usare la sigla convenzionale IA; riguardo agli obiettivi e alle produzioni
    dell’IA, egli opta invece di scrivere per esteso “intelligenza artificiale”. Andler sceglie,
    infine, di parlare di “sistema artificiale intelligente” o Sai 1 a proposito di ogni sistema o

dispositivo prodotto dal progetto IA e dalla sua parente prossima, la robotica.
Il titolo del volume nasconde tre tesi. La prima è che l’intelligenza artificiale è un enigma e
sostiene che l’obiettivo dell’IA è un’intelligenza artificiale che sia l’equivalente
dell’intelligenza umana. «Ma questo obiettivo non sembra mai avvicinarsi, nonostante l’IA
progredisca costantemente» 2 . La seconda tesi avanzata dall’autore è che anche
l’intelligenza (umana) è un enigma che si risolve in due tempi. Primo tempo: l’intelligenza è
«una norma che si applica al comportamento; qualifica il rapporto tra un individuo e il suo
mondo, in un modo che è mai obiettivo e definitivo […] senza essere peraltro puramente
soggettiva. Secondo tempo: poiché l’intelligenza (umana) si manifesta in ogni situazione
attraverso il dispiegarsi di alcune facoltà cognitive o mentali, si tende ad assimilarla
all’insieme di queste facoltà. Ma per quanto di prendano in esame tali facoltà una per una,
attraverso l’introspezione o l’osservazione ordinaria, o in maniera scientifica, non si trova
alcuna traccia di intelligenza» 3 . La terza tesi è che i due enigmi sono strettamente legati, e
la prova più consistente di questa connessione «è fornita dal fatto che il progetto
dell’intelligenza artificiale è storicamente associato – o meglio, identificato – con il progetto
di quelle che ormai vengono chiamate scienze cognitive e che all’epoca era inteso come
lo studio dell’intelligenza umana». Ogni indagine di ordine filosofico sull’intelligenza
artificiale implica una riflessione sull’intelligenza umana, sia direttamente nel programma
della filosofia della mente (lo studio dei fondamenti della psicologia), sia in quello del ramo
della filosofia delle scienze dedicato alle scienze cognitive – due prospettive che sono
peraltro molto vicine.
La Parte Prima del libro, Il progetto, l’impresa, il percorso, è composta da cinque capitoli
(pp. 5-198). Nel I capitolo (pp. 5-35) viene dato Uno sguardo d’insieme sull’intelligenza
artificiale: dalla visione al ripiegamento strategico. Il II capitolo (pp. 36-61) prende in
considerazione Le fonti dell’intelligenza artificiale partendo dall’epistemologia come
disciplina filosofica che assume quale oggetto la conoscenza e i processi di elaborazione
e organizzazione delle conoscenze, come ad esempio la logica, la teoria delle probabilità
e le statistiche. Si teorizza su come si predispone il pensiero quando si deve effettuare un
calcolo, di algoritmi e del computer, nelle conclusioni vengono presi in esame i sistemi, di
cui la cibernetica si interessa, che hanno la caratteristica di essere soggetti a un regime
informazionale e non fisico (energetico o meccanico). I capitoli III e IV (pp. 62-140) sono
dedicati alle correnti con cui l’IA si identifica nel corso della sua storia, dalL’era classica dei
micro-mondi, ai sistemi esperti fino all’età del connessionismo. Il capitolo V (pp.141-198)
prende in esame la situazione attuale, dalle evoluzioni del deep learning all’incontro tra la
robotica e l’IA, fino all’intelligenza aumentata. Nei cinque capitoli della Parte Seconda del
libro (pp. 201-376) Andler affronta La questione dell’intelligenza e l’avvenire dell’IA,
interrogandosi sulla possibilità di comparare intelligenza artificiale e intelligenza umana,
sui significati di intelligenza e animalità, di intelligenza e umanità, sulla possibilità di
un’intelligenza artificiale sognata e di una super-intelligenza. In chiusura l’autore affronta il
tema dell’intelligenza artificiale e il bene (pp. 341-376). «O i Sai 4 , contrariamente a ciò che
pretendono i loro ideatori, sono e resteranno troppo deboli per essere veramente utili (al di
là delle comodità che oggi ci offrono), oppure sono, o diventeranno, abbastanza potenti
per imporre ai loro utilizzatori una modalità di coabitazione. […] Un tale regime non potrà
essere costantemente in armonia con le scelte umane, esplicite e implicite – scelte che i
Sai avranno peraltro gradualmente influenzato, modificando lo scenario delle possibilità da
esplorare, condannando certi percorsi, aprendone altri, canalizzando le nostre
esplorazioni del mondo, orientando il nostro sguardo in modo più o meno delicato, in certe
1 L’abbreviazione non è al momento standardizzata; è apparsa in alcune pubblicazioni in inglese la sigla Ais per Artificial
Intelligence System.
2 D. Andler, Il duplice enigma…, cit., p. XIII.
3 Ibid., p. XV.

direzioni. Osserviamo che, per questo, non è necessario che i Sai siano
straordinariamente intelligenti né dotati di un’autonomia piena e integra. Basta che siano
sufficientemente intelligenti nel loro campo per sembrare utili all’essere umano ordinario
che li impiega e che siano stati muniti dai loro ideatori di un insieme abbastanza ampio di
azioni tra le quali possano scegliere senza intervento umano. I conflitti non si situeranno a
lungo sul piano delle sole idee, poiché sempre più spesso i Sai saranno inseriti su
dispositivi materiali e interverranno nell’organizzazione materiale del mondo a ogni livello,
fino a quello delle nostre esistenze individuali» 5 . Il rischio al quale l’IA espone gli esseri
viventi, è quello di trasformare gradualmente il mondo al punto di diventare sempre più
indispensabile per il suo funzionamento. «Ma per ottenere i benefici dell’intelligenza
artificiale senza rischiare di consegnarci nelle sue mani, dobbiamo fare in modo che
nell’ambito degli accoppiamenti esseri umani-macchine i ruoli siano rigorosamente definiti,
come raccomandano i sostenitori dell’intelligenza aumentata» 6 .

1 L’abbreviazione non è al momento standardizzata; è apparsa in alcune pubblicazioni in inglese la sigla Ais per Artificial
Intelligence System.
2 D. Andler, Il duplice enigma…, cit., p. XIII.
3 Ibid., p. XV.

5 Ibid., pp. 366-367.
6 Ibid., p. 376.

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